Personaggi di Grana



Luigi "Nino" Oddone

Tra i personaggi di Grana più singolari, e in questo caso il termine va inteso in termini assolutamente positivi, figura Luigi “Nino” Oddone, noto alla stragrande maggioranza dei Granesi, almeno tra quelli più avanti negli anni, come “Al Boudounin”. Nato nel 1917 a Grana e deceduto nel 2000 a Casale, ha frequentato le classi elementari nella scuola del paese, per approdare al collegio Salesiano nella vicina Penango. Perde un anno di studi per motivi di salute, ma li riprende in collegio a Vercelli e sostiene l’esame di maturità a Casale conseguendo il diploma magistrale. 

Non sfuggì alla chiamata alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale e infatti nel 1940 lo vediamo impegnato nell’evento bellico in Albania, salvo poi essere congedato in virtù del suo stato di orfano di guerra, ed essere nuovamente richiamato nel conflitto nel 1943. Conclude questa triste vicenda fuggendo dopo una cattura ad opera dei Tedeschi. Si trasferisce a Milano per poco più di un decennio, dove si vede a dirigere una distilleria e fa il suo ritorno a Grana nel 1964 e qui trova impiego con la mansione di impiegato in Comune. Forte delle sue conoscenze musicali, frutto degli studi giovanili, ha una spiccata passione per l’organo, che suona spesso, e per diversi anni è strumentista nell’orchestra di Grana. 

Ma la sua vera inclinazione, una vera attitudine, è quella che lo vede impegnato nella stesura di circa un centinaio di componimenti scritti rigorosamente in dialetto granese. Sono quelle opere che lui ha chiamato “Storie e Listorje ad Gran-a”, cioè i suoi ironici e divertenti “Sounett e raccount an djalëtt granajs”. Sono note come “poesie” e sono ispirate a fatti accaduti nella realtà del paese, a monumenti, come le chiesette esistenti o quelle che non ci sono più, oppure persone che gli hanno fornito qualche spunto per scrivere poche righe graffianti che sono un autentico patrimonio culturale della tradizione locale. Le ha composte spinto dal piacere personale di scrivere in quel dialetto che lui amava e che ha definito “pieno di sonorità”, contraddistinto, com’è, da regole che lo pongono ben al di fuori delle regole grammaticali italiane e diverso anche da quelle dei dialetti di paesi vicini. Di assoluto rilievo è infatti la stesura della grammatica del dialetto di Grana: dagli articoli, agli aggettivi e agli avverbi, passando per i verbi e la loro coniugazione. Non mancano le regole di grafia e fonologia al fine di rendere districabile la lettura del dialetto granese. 

Di queste poesie s’è ne già vista una nella sezione dei “Prodotti tipici” alla pagina del “Dolce tipico Oubjà”, intitolata “al douss tradissjounal” e un’altra è riportata sulla pagina Facebook dell’associazione e qui viene riproposta. Si intitola ‘N BAL SBOUJOUN - (un bello spavento) e recita: ‘Na machina ‘d sicounda, me la cat – al giva semp – s’la trouv, ch’am pjas daboun. – E ‘l di’, che chil e’l fjoeu ‘j ero al Francoun, ‘j telefouna ala dona: - Pronta i pjat, stoumma riuanda an sentevintequat. – La so padroun-a l’a pja’ ‘n bal sboujoun e coun in fil ad vous: - Oh povra me! J aj decidi’ ‘d mange’ tucc baleque’? /  “Una macchina di seconda mano io la compro - diceva sempre – se la trovo, perché mi piace davvero. E un giorno, che era a Refrancore con il figlio, telefona alla moglie: prepara i piatti, stiamo arrivando in centoventiquattro. La sua padrona (moglie) ha preso un bello spavento e con un filo di voce: o povera me! Avete deciso di mangiare tutti qui?” 

Nino Oddone era solito dire che tra i suoi amori più importante rientravano la mamma, la musica e il suo paese e a queste realtà ha sicuramente dato il meglio di sé e nelle immagini pubblicate a fondo pagina se ne può trovare un significativo esempio.