La Chiesa dell'Annunziata


Le notizie che si hanno di questa chiesa risalgono al 1620, anche se fanno intendere che la sua origine possa essere  ancora più datata.

È stata sede della Confraternita dei Disciplinanti (i batu) e successivamente della Compagnia della Beata Vergine del Rosario e entrambe le associazioni hanno avuto un proprio cappellano che svolgeva anche la mansione di maestro di scuola e di catechismo.

È facile pensare che la Confraternita avesse nelle sue fila anche dei fedeli piuttosto facoltosi, poiché potè commissionare a Guglielmo Caccia, detto Il Moncalvo, una importante tela che raffigura l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria.

E le possibilità economiche della Confraternita permisero di arricchirla ulteriormente con il passare del tempo e infatti la sacrestia fu dotata di pregevoli mobili barocchi, ora rimossi per ragioni di sicurezza, furono acquistati dei candelieri in legno laccato e all’inizio del 1900 fu commissionato al pittore granese Anacleto Laretto, presente nella apposita sezione dedicata ai "Personaggi" (vedi qui), un’altra importante tela (del 1902) che raffigura San Pietro penitente.

Le pareti del presbiterio si adornarono di altre due importanti tele: la prima di Giovanni Crosio che rappresenta l’Adorazione dei Re Magi (del 1620 circa) e la seconda risalente al XVIII secolo di Antonio Laveglia raffigurante la Vergine del Rosario, con San Domenico, Santa Caterina, due monaci certosini e la Certosa di Valmanera di Asti (acquistati dalla medesima Certosa e quest’ultima oggetto di numerosi studi vista la rarità della rappresentazione). Entrambi i quadri sono stati spostati nel 1976 nel museo parrocchiale a seguito dell’installazione dell’impianto di riscaldamento.

Altro elemento di pregio di questa chiesa è rappresentato dalla tribuna della cantoria in legno di cirmolo contraddistinta da fini incisioni (attualmente bisognosa di restauro).

Con la reggenza di Don Gatti, successore di Don Geremia, la Chiesa divenne luogo di celebrazione della messa nei giorni feriali e iniziarono lavori di ristrutturazione che coinvolsero sia l’interno, con il rifacimento del pavimento della navata e l’installazione dell’impianto di riscaldamento, sia l’esterno con la manutenzione del tetto e il restauro della facciata. Di quest’ultima fu posta particolare attenzione all’affresco del 1700, di autore sconosciuto, situato in un riquadro sopra al portale. Tale affresco era già stato totalmente restaurato nel 1981 dal prof. Enrico Baffoni. Fu inoltre rifatto il pavimento del presbiterio per uniformarsi alle nuove esigenze di avere l’altare rivolto verso i fedeli e fu ripristinata la vecchia balaustra in marmo bianco. 

Venne anche allestito l’altare della Vergine del Carmelo e il dott. Paolo Oldano donò la nuova mensa (altare) in marmo rivolta verso i fedeli come richiesto dalle disposizioni conciliari. E vale la pena ricordare una curiosità al riguardo di questo altare: la ditta Montecatini aveva fatto realizzare un prototipo di nuovo altare così come richiesto dal Concilio e lo aveva messo a disposizione del Vaticano insieme ad altri esemplari; una sorta di mostra che avrebbe dovuto consentire di operare una scelta. Terminata questa fase, Paolo Oldano, che aveva rapporti con Montecatini, riuscì a venirne in possesso e ne fece dono alla Chiesa, in onore e ricordo dei genitori.